Le 3 cose da sapere se vuoi lavorare nel mondo del vino

Il settore del vino è un importante volano per l’economia del nostro Paese e sempre più persone cercano lavoro nel campo wine, a tutti i livelli.

Se il tuo desiderio è spendere la tua vita lavorativa tra calici, tappi e degustazioni, allora ci sono almeno tre cose che devi sapere.

Canali di ricerca lavoro dedicati al mondo del vino

Se vuoi trovare lavoro nel mondo del vino devi conoscere Winejob.it, il portale italiano dedicato al recruiting nel mondo del vino.

Il numero delle ricerche non è molto alto, se confrontato con altri canali generalisti, ma molto mirate e di buon livello.

La prima cosa che farei, fossi in te, è dunque iscrivermi e compilare per bene il profilo, specificando le tue qualifiche, i tuoi obiettivi professionali e le tue esperienze.

Come tutti i canali di ricerca lavoro, non va usato come mezzo di “spam”; questo significa che il tuo profilo non ti autorizzerà a candidarti a qualsiasi offerta venga pubblicata: leggi per bene le schede delle posizioni aperte e proponiti solo per quelle che ti sembrano vicine alle tue aspirazioni e alle tue possibilità.

In ambito internazionale ti consiglio di dare uno sguardo a Winebusiness, un sito americano che al suo interno ha un motore di ricerca lavoro specifico, ovviamente in lingua inglese e che ti consente di esplorare le richieste delle aziende negli Stati Uniti.

Anche la Nuova Zelanda, altro Paese molto attivo nella produzione, ha il suo sito specifico (WineJobsOnline) come pure l’Australia.

Corsi da sommelier in Italia: quali sono e quanto costano

corsi da sommelier in Italia

Lo so, ti immagini già con un calice di rosso nella mano a far girare a spirale il nettare di Bacco per aspirarne i profumi e gli aromi tirando fuori qualche segreto naso che nessuno prima di te aveva mai scoperto: “Note balsamiche, sentori di petali, liquirizia e ciliegie sotto spirito. Un chianti riserva, è ovvio”.

Degustare è bello e negli ultimi anni fa anche molto figo, tant’è che negli ultimi anni gli iscritti a tutte le iniziative dedicate agli aspiranti sommelier sono in aumento. Ma lavorare nel mondo del vino non è solo questo.

Per fare il sommelier professionista occorre, intanto, seguire un corso, abbastanza impegnativo.

Ci sono 3 associazioni nazionali che offrono il percorso che ti permette di avere l’attestato di sommelier:

  • Il corso in tre livelli dell’Ais (qui il programma dei corsi), acronimo di Associazione Italiana Sommelier, che costa circa 2.500 euro in tutto. Sicuramente il percorso più celebre e blasonato, si svolge in varie città italiane ed è curato dalle sedi locali che bisogna contattare per informazioni. Ogni livello termina con un esame e può essere seguito anche indipendentemente dalla prosecuzione ai livelli successivi (puoi fare anche solo il primo livello).
  • Il corso Onav in due livelli (Onav sta per Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino) attraverso il quale puoi diventare parte dell’Albo Nazionale predisposto proprio per la figura di “assaggiatore”, un’alternativa alla figura di sommelier. Anche in questo caso le sedi regionali fanno da base per i corsisti ai quali viene richiesto un investimento di circa 500 euro per ogni livello di corso.
  • Il corso della Fisar (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) anche questo in 3 livelli. Sono le oltre 60 delegazioni nazionali ad organizzare le aule coordinate dal Centro Tecnico Nazionale e dalla segreteria nazionale. Il costo si aggira sui 500 euro per ogni livello.

Molto gettonato ultimamente anche il corso WSET, Wine & Spirits Education Trust organizzati in tutto il mondo e anche in Italia, da organizzazioni locali. Il corso WSET si sviluppa in 4 livelli. È importante sottolineare che a differenza dei corsi da sommelier offerti dalla associazioni che abbiamo citato sopra, il corso WSET viene organizzato a livello locale da centri di formazione indipendenti (“Approved Programme Providers”, abbreviati “APPs”) che sono, in qualche modo, responsabili della parte didattica. Questo potrebbe comportare delle differenze tra un centro e l’altro. Anche per questo motivo i candidati possono scegliere il provider di loro preferenza dall’elenco fornito sul sito web.

Oltre questi corsi vengono organizzati anche altre aule fuori da questi circuiti istituzionali. Il mio consiglio è di valutare molto attentamente le professionalità coinvolte e qual è il reale bagaglio di conoscenze che ti mettono a disposizione, misurandolo con i costi da sostenere: a volte potrebbe bastare spendere qualcosa in più per ottenere un attestato realmente spendibile.

Ma con un attestato di sommelier oppure un titolo di assaggiatore professionista, poi, si lavora? Dipende.

Il cosiddetto settore HoReCa, ovvero ristorazione e dintorni, è uno di quelli che assicurano un buon giro di impiegabilità da molti anni, ma le figure di alto profilo sono ricercate soprattutto all’estero dove la percezione del Made-in-Italy attorno a food&wine è ancora molto alta. Parlo di ristoranti e locali di alto livello, però, che sono abituati a fare i conti con una clientela di un certo profilo e con una richiesta di etichette decisamente high-end.

Ultimamente la richiesta di figure professionali in grado di comprendere il vino entrando a pieno nel percorso di vendita è molto aumentata e dunque le possibilità di trovare un lavoro nel settore, sia in Italia, ma soprattutto all’estero, è abbastanza alta.

Non è questo quello che cerchi?

Lavorare nel marketing e nella comunicazione del vino, ovvero pensa a quel che serve alle cantine

comunicazione del vino

Prima di tutto concentrati sui produttori di vino, ovvero le cantine. Se non hai una cantina di famiglia (e quindi sai benissimo qual è la tua strada nel wide wine world) o se non ne conosci direttamente, impara questo mantra: “Le cantine producono qualcosa che devono vendere“.

E vendere oggi significa soprattutto digital communication, digital marketing e un bravo export manager, visto che sui mercati esteri il nostro vino italiano sembra funzionare sempre meglio (e persino più) che nel nostro Paese, dove i circuiti sono più o meno saturi.
Sorpreso? Sono certa di no. Ma andiamo per ordine.

Se vuoi lavorare nel marketing e nella comunicazione del vino puoi:

  • Curare la comunicazione istituzionale e l’Ufficio Stampa delle aziende.

Per fare questo è preferibile essere giornalista, cioè iscritto all’Ordine dei Giornalisti (pubblicisti o professionisti) come me, ma non è un requisito che viene considerato come “necessario”.

Sappiamo tutti benissimo che si tende a far scrivere i comunicati alla cugina “che ha fatto il classico” oppure all’amica che “è laureata in lettere”.
Ora, non voglio a tutti i costi difendere la categoria, ma mi tocca farlo: caveresti un dente a tuo figlio senza essere dentista? Credo di no. Allora non scrivere un comunicato stampa se non sai di cosa si tratta! 😀

  • Puoi curare i contenuti dei siti web delle cantine (copywriting, content management), le Pubbliche Relazioni digitali (digital PR), i Social Network.

Sì, siamo d’accordo che potresti trovarti di fronte a diversi ostacoli da superare, quando andrai a proporti, compreso quello di trovare dall’altra parte chi non ha neppure l’idea di ciò che stai proponendo, ma pian, piano le aziende stanno comprendendo sempre di più l’importanza della presenza sul web. Soprattutto negli ultimi periodi nei quali una reclusione forzata ha dato uno spintone violento e poco delicato alla necessità di passare per vie digitali e cercare un modo per fare business a distanza.

In questo mio blog ho parlato spesso dell’argomento rivolgendomi alle cantine anche perché chi ha compreso la forza – imprescindibile oramai – di una giusta presenza sul web ne sta beneficiando in termini di business. E ne ho parlato anche in presenza, ultimamente nelle aule del Gambero Rosso a Roma (poco prima del lock-down), per i giovani dell’Agivi – Unione Italiana Vini che hanno mostrato una grande e verace fame di informazioni sul digitale.

Per lavorare in questo settore, come in altri ambiti, non puoi improvvisare. Sono ambiti sempre più specializzati e il fatto che esista qualcuno che fa questo mestiere solo per le cantine vinicole ti fa ben comprendere come, da un lato c’è richiesta, dall’altro si è evidenziata anche un’offerta specifica.

Il consiglio è quello della nonna: studia, cerca un corso valido in web marketing e datti da fare!

  • Puoi seguire la strada più complicata, quella che però è più una conseguenza di azioni sagge fatte in precedenza che una scelta vera: diventare wine blogger, un cosiddetto “influencer”.
    In questo senso l’azione di aprire un blog che parla di vino o gestire un profilo social frequentato attivamente da tante persone è la cosa meno impegnativa che dovrai affrontare, con gli strumenti già a tua disposizione e l’aiuto di uno sviluppatore puoi farlo in qualche giorno. Ma poi, far vivere il blog e diventare un opinion leader grazie alla potenza dei contenuti che creerai e alla loro capacità di coinvolgimento (da un lato) e di posizionamento (dall’altro lato) è veramente complicato.

Se vuoi avere un’idea più precisa puoi leggere questo articolo che ti dice chi è e cosa fa un wine blogger.

L’export funziona grazie a persone capaci

degustazione all'estero

Ok, non ti interessa il digitale, odi stare tutto il giorno alla scrivania ma ami viaggiare e conosci le lingue.

Se ti piace comunque l’area delle vendite puoi optare per specializzarti in Wine Export Management, una figura che attira le cantine come poche altre.

Avere un abile export manager, per una cantina significa piazzare il vino su mercati esteri che sappiamo essere più dinamici di quelli locali. Già in questo articolo ti avevo raccontato, tempo fa, come i fatturati legati all’export fossero in crescita ed il comparto continui a seminare segnali positivi. Oggi lo sono sempre di più e la ricerca i figure specializzate è costante.

In Italia i corsi per Wine Export Manager in pochi anni sono cresciuti di numero e con essi la richiesta.

Anche in questo caso ti consiglio di valutare con grande attenzione i programmi e i docenti, oltre che la qualità e la storicità del corso che pure fanno la differenza.

Per aiutarti posso dirti che, quelli con uno storico più importante sono:

  • Il corso della Fondazione Edmund Mach di San Michele dell’Adige, tra i migliori in Italia, inserito in un contesto di produzione, è un Executive Master che dura 4 mesi. Il corso è aperto a 25 persone massimo e ha un costo di circa 2 mila euro oltre Iva. Il corso si svolge in un contesto di cantina (la Fondazione ha anche una parte di produzione) ed è quindi perfetto per conoscere tutta la filiera.
  • Il Master Executive in Wine Export Management di Elledue, attivo dal 2012 nato un po’ prima di quello della Fondazione Mach, parte ogni anno in ottobre e si conclude a marzo. Anche in questo caso l’investimento richiesto si aggira intorno ai 2 mila euro (qualcosa in più), ma la particolarità di questo percorso, oltre a contare 360 ore di formazione, visite in cantina e un micro-corso di degustazione inserito nel percorso didattico, è che offre la possibilità di uno stage post-corso. Dal 2019 il corso aderisce inoltre al bando Torno Subito della Regione Lazio e – se quest’anno sarà confermata la call – ci sono alcuni posti gratuiti in aula per i residenti nella Regione capitolina.

Lavorare nel vino: se ti attrae l’idea ecco i consigli per te

Dalla vigna alla cantina, dalle scelte tecniche, fino al marketing funnel, ai premi e alla stampa di settore e ancora al tavolo del ristorante, magari in un Paese lontano: in Cina o in Giappone. Quanta strada deve compiere una bottiglia prima di essere venduta!

Ognuno di questi passaggi (e tanti altri dei quali è composto il percorso) è il frutto del lavoro spesso iper-specializzato di persone che nel mondo del vino hanno trovato dapprima passione e amore, poi anche una collocazione lavorativa.

In questo articolo hai potuto leggere di alcuni tra i settori meno conosciuti che fanno sì che una cantina e una bottiglia di quella cantina, conquistino clienti e importatori. Ma ovviamente le possibilità sono molte di più.

Se sogni di lavorare nel mondo del vino puoi farlo ma devi sapere qual è il mestiere che ti interessa davvero e studiare intensamente per eccellere. Solo con una formazione coriacea, con tanta curiosità e un po’ di coraggio puoi diventare un riferimento nel tuo settore.

Se hai domande o suggerimenti da dare, in base alla tua esperienza, scrivili nei commenti!

2 Comments
  • Aldo Costagliola

    22 Marzo 2018 at 14:52 Rispondi

    Ciao, grazie mille per l articolo molto interessante! Vorrei sapere un po’ come sono i salati per un export manager. Sono legati al venduto di solito?

    Grazie mille
    Aldo

    • lisa

      22 Marzo 2018 at 15:04 Rispondi

      Ciao Aldo, grazie per aver visitato il mio sito web.
      C’è da fare un distinguo tra gli export monomandatari (che lavorano cioè alle dipendenze di una cantina) e quelli plurimadatari, che sono di fatto professionisti con partita iva e che quindi fatturano un lordo sicuramente più alto dei primi. Anche per questo motivo non c’è una regola né un tariffario. Per esperienza ti dico che si parte dai 40mila euro l’anno in su, un po’ meno se alle prime esperienze. Chi lavora per conto suo può decidere se legare una parte di fatturato alle vendite, ma solitamente si lavora su fisso più provvigioni.
      Spero di esserti stata utile.

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